Il dolore è lancinante quanto invalidante, non fa distinzione tra sessi, non riconosce età ed è spesso resistente alle varie terapie classiche. Stiamo parlando della cosiddetta periartrite. È un termine usato spesso in modo errato. Viene etichettato così un ampio gruppo di patologie che hanno in comune dolore e restrizione del movimento dell’articolazione scapolo-omerale oppure quella acromio-clavicolare. Se non viene trattata potrebbe guarire, anche spontaneamente, in qualche mese, però rischierebbe di progredire fino a trasformarsi in una spalla “congelata”, cioè bloccando totalmente l’articolazione.
Un tipo di periartrite scapolo-omerale, chiamata anche “Morbo di Duplay” con calcificazione riconoscibile nel tessuto molle intorno all’osso, è un esempio perfetto della teoria dei processi patologici proposti dalla Chiropratica. Si tratta di una catena progressiva di eventi che provocano una reazione di auto difesa del corpo.
La patologia primaria può essere di natura traumatica oppure disfunzionale. Nella stragrande maggioranza è di origine disfunzionale. Il 75% può trovare la causa nell’irregolarità biomeccanica del complesso neuro-muscolo-scheletrico della colonna cervicale e plesso brachiale. Per capire questo meccanismo è utile sapere che le ossa si muovono intorno alle articolazioni tramite la forza muscolare esercitatagli. Questi muscoli riescono a contrarsi solo se ricevono gli impulsi neurologici tramite in nervi che a loro volta fuoriescono dalla colonna vertebrale. Quando ci sono interferenze nella trasmissione di questi impulsi, i muscoli non possono lavorare a dovere e creano un conflitto osteo-articolare, perciò disfunzionale. Gli altri muscoli, eventualmente controllati da rami nervosi diversi, potranno compensare la debolezza del muscolo interessato ma non in maniera efficace. Se questo deficit dovesse durare a lungo, andrebbe a logorare la funzionalità dell’intera giuntura. Con il tempo, il muscolo accorso in aiuto di quello debole si sforzerà al punto di danneggiare le proprie fibre muscolari, la risposta fisiologica al danno del tessuto muscolare è di depositare cristalli di calcio nel tentativo di rinforzare le fibre compromesse. Questi, a loro volta, comunque provocano irritazione e infiammazione nelle strutture circostanti.
Le terapie classiche tipo ultrasuoni, ionoforesi ed infiltrazioni farmacologiche, puntano ad eliminare l’infiammazione senza affrontare la vera causa, cioè la disfunzione. Non che non siano utili ed efficaci, sono soltanto incomplete perché non ripristinano la funzionalità dell’articolazione. Se la patologia primaria è neurologica, qualsiasi tentativo di eliminarla solo trattando il complesso muscolo-scheletrico coinvolto è destinato a fallire.
Vale la pena dire che la vita sedentaria ci ha portato ad un notevole incremento nel numero di casi di tendinite, capsulite, borsite e vera periartrite, visto che siamo molto economici quando si tratta di dispendio di energia fisica. Se non dobbiamo per forza alzare le braccia sopra la testa, è più che probabile che non lo faremo. Un’articolazione, per tenere la sua completa funzionalità, deve essere mossa frequentemente nel suo arco di movimento intero. La spalla essendo l’articolazione del corpo che vanta la massima mobilità, è più a rischio perché la stessa maxi mobilità crea inerente instabilità. Piccoli traumi, vizi di posture, scorrette posture lavorative, contribuiscono a logorare l’articolazione. Poco per volta, giorno dopo giorno, l’usura dell’articolazione progredisce silenziosamente finchè non supera la tolleranza biologica. Quando la supera, ci ricordiamo di avere una spalla e ci fa ricordare quanto sia importante la sua funzionalità.
Dr. Wayne M. Steiner, Chiropratico
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